La sottile pittura di Etta Scotti si fa sempre più prezioso distillato di sentimento e colore. Frutto di un'evoluzione che dura da oltre un ventennio in un graduale affinamento ottico-percettivo, essa rappresenta una dimensione di trasognata immaginazione evocativa, la quale rispecchia una sorta di “guardare” attento dentro la memoria, lasciando affiorare figure, emozioni, accadimenti, mute ambivalenze, alterne maniere dell'esistere: un lasciar trascorrere visioni che mai forza le forme e tende, anzi, a conservarne il tratto essenziale, la piena luminosità. La Scotti, per questo, si serve di colori tenui, in dissolvenze che lasciano parti scoperte o appena velano la superficie in una corsività quasi da bozzetto, così che nel tenero tessuto degli sfumati può ridurre la composizione a poche linee, semplificare e abbreviare i piani. Il risultato di questo processo tecnico tutto di resa atmosferica è una serie di immagini in cui l'idea della realtà è spinta ai gradi più alti della contemplazione interiore, in una scena di tipo purista che giunge a sfiorare il geometrismo: la Scotti pialla, cancella, raffina l'oggetto, l'ambiente, la figura; conserva solo pochi argomenti di referenza: i segni delle stanze, le pareti della casa, l'”impronta” delle figure, la città come serie di quinte tra le quali far circolare un'aria sempre intima, domestica, quasi gelosa della memoria di un'esperienza privata che affiora tirando i fili di un pensiero disperso, ritrovando nessi segreti col proprio vissuto profondo. Certi suoi motivi visivi rinascono come delicati ricalchi e ombre di una materia divenuta così sottile da tramutarsi in profili, silhouttes, evanescenti ectoplasmi che si colgono attraverso spiragli di luce tenue e rosata, momenti di intensa intuizione e partecipazione lirica. E le linee, i riferimenti geometrici, le pallide architetture archetipe vivono nel colore e grazie al colore, il quale focalizza, solo addensandosi qua e là, punti percettivamente importanti, linee-forza strutturanti l'intera costruzione spaziale. Tutto appare immerso in una luce colorata che allontana illusivamente la percezione delle strutture razionali, delle categorie logiche, immergendole in un'aura di mistero esistenziale che sollecita l'apporto emotivo e quasi impone l'adesione sentimentale a una sorta di sottile straniamento lirico: la visione ha insoliti sfarfallii, i colori si intersecano, l'immagine si memorizza e diventa subitanea nostalgia, traccia del tempo “perduto”.

I lenti processi di velature cromatiche adottati da Etta Scotti si capiscono, dunque sopratutto come memoria coltivata di cose vissute e intimamente godute o sofferte, ma essi diventano anche un'operazione culturale, un tentativo di capire le modalità fisiologiche e sentimentali della comunicazione. Figure, oggetti ed ambienti vivono in questo modo di una doppia vita: la loro individuale in cui spesso c'è un recupero del passato (inconscio individuale) e una loro vita inscritta in un modo di sentire collettivo e comunitario (gli archetipi di Jung). Questi due momenti si intersecano ed entrano in rapporto dialettico costituendo il motivo dominante del linguaggio pittorico di Etta Scotti, fonte anche della profonda e inconfondibile suggestione poetica che esso esercita lasciando trasparire una singolare geografia dell'immaginario. I segni geometrico-architettonici che si intravedono e che sembrano ora sfumare nell'infinito, ora assumere consistenza di reperto o di referenza visiva, appartengono indubbiamente a quello che in tedesco si chiama “Traumzeit”, il tempo di sogno, cioè all'archetipo arcaico che è culla di ogni nostra speranza e di ogni nostra illusione. La percezione interiore assume allora nel contesto dell'opera una dimensione onirica e la sua presenza più che descritta viene additata come avvio di un itinerario meditativo, suggestione contemplativa che nell'evocazione singolare offre indicazioni di esperienza efficaci per tutti. Ed è proprio nell'incompletezza visiva, nel gioco degli scorci, nelle presenze accennate di persone indeterminate o di volti che acquistano la consistenza somatica dei ritratti, che si ritrova tutta la carica “sognatrice”di Etta Scotti, per la quale la pittura diventa ricerca espressiva del dialogo intimo e del rapporto dialettico tra memoria e presente, tra vissuto e aspirazioni tese a conquistare certezza esistenziale. In questo senso il suo lavoro si attesta sul fronte delle più attuali ricerche pittoriche tese a rinnovare i valori e la capacità comunicativa della figurazione come riconquista di identità profonda: identità dell'umano in cui si certifica la necessità dell'arte.

di Giorgio Segato

Fluide suggestioni della memoria

Il colore interagisce con le emozioni umane; ad ogni colore è legato uno stato d’animo e i colori si attivano a vicenda in molte sfaccettature che da soli non avrebbero.

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